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Pagina:Novelle lombarde.djvu/279

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perchè essi a quest’ora son già nell’età del pentimento e delle disillusioni, anzichè in quella de gaudj e delle speranze. Dico disgrazia anche perchè un di que’ carri si rovesciò, e ne restarono schiacciati alcuni, di che trassero sinistro preludio gli osservatori de’ prognostici. E pur troppo, subito dopo quel carnevale, le guardie d’onore e i veliti nostri, che avevano combinato quella festività, marciarono per la Russia, e quasi tutti rimasero

Dell’infausta Beresina
Sopra il lido orrendo e fier,
Ove cresce infausta spina
Sulla tomba dei guerier.

Lasciamo le melanconie per la quaresima; e per ora ricordiamo che di tempo in tempo ancora qualche signore o una brigata mandano fuori qualche carro di maschere storiche; lo che va sempre più diradandosi.

Ho già accennato come san Carlo riuscisse a scarnovalare (parola che raccomando ai nuovi accademici della Crusca) la domenica di quaresima; ma non potè ottenerlo de’ quattro giorni anteriori, per quanto gli spiacesse che quei d’altri paesi affluissero a Milano per cansar il digiuno e l’astinenza dei primi giorni quaresimali. Anche altre volte si cercò levare quest’abuso, che fa gavazzare noi altri, quando a poche miglia di distanza la Chiesa sparge di polvere la testa de’ credenti per rammentare che cenere sono e cenere ritorneranno. Ma noi Milanesi teniam grandemente a quest’uso, che ci trae dodici o quindicimila forestieri a veder quanto siamo serj. Con-ciò-sia-cosa-che, il giovedì