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vena di fonte alta. | 349 |
II.
Piero recò subito alla suocera le notizie della figliuola, un po’ attenuate nella parte più triste. Ella lo accolse affettuosamente,
serena come sempre, ascoltò il suo racconto, e poi, placida, quasi sorridente, disse una parola
di fede: “Mi digo che el Signor ne fa la grazia„, come se avesse udito solamente le parole più gradite e non le altre.
Negli occhi le tremavano due lagrime: due lagrime dolci per la consolazione di quell’atto di suo genero, di
quella gravità commossa ch’egli aveva mostrato parlando: due lagrime anche pregne di affanno per le parole
cui pareva non avere udite. Lo pregò di restare a pranzo, ma egli si scusò non garbandogli la compagnia del suocero
che avrebbe tirato in campo le elezioni di Brescia e provando un gran desiderio di solitudine. Allora la marchesa
volle chiamare il marito perchè udisse le notizie dell’Elisa dalla viva voce di Piero. Il suo studio, parlando
col genero, era sempre stato di guidarlo, con un roseo lumicino in mano, nelle viscere di Zaneto, indicandogli
una per una le finezze, le squisitezze di pensiero e d’intenzione cui la gente