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Pagina:Senso.djvu/67

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vade retro, satana 65

pure, Menico, io non sono colpevole. Non ho fatto, ch’io sappia, niente di male. Ho resistito al demonio; l’ho vinto. Ho amato i miei parrocchiani. — E tornò a nascondere il volto ed a piangere.

Menico si fece coraggio, e chiese finalmente quel che voleva domandare da un pezzo: — Signor padrone, dove intende di andare?

— Fino a Cogo, per questa sera.

— Ma poi?

— Non lo so.

— E allora?

— Mi affido alla Provvidenza.

— La Provvidenza, va bene; ma, scusi, signor padrone, ha danari in tasca?

— No.

— Già non ne poteva avere. Li consegnava tutti a me, che facevo le spese. Ma se non me ne ricordavo io.... — e porse al padrone un vecchio portamonete, soggiungendo: — Vi sono cento lire.

— Cento lire, in che modo? Io non posso averti consegnato tanto.

— Sì, signor padrone.

— Dimmi la verità.

— Ebbene, c’è dentro qualche cosa de’ miei risparmi.

— Tutti, rispondi il vero. E vuoi restare senza nulla?

— Ho bisogno di poco.

— Sei un cuor d’oro; ma non voglio. Accetterò venti lire.