Vai al contenuto

Pagina:Spaccio de la bestia trionfante 1863.djvu/78

Da Wikisource.
Versione del 2 nov 2019 alle 22:21 di CandalBot (discussione | contributi) (Bot: modifica fittizia Pywikibot)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
62 DE LA BESTIA TRIONFANTE

tena di delitti, e fracassato il ceppo de gli errori, che ne obligano al castigo eterno. Or dunque, essendo voi tutti di buona voglia per procedere a questa riforma, ed avendo, come intendo, tutti premeditato il modo, con cui si debba e possa venire al fatto; a ciò che queste sedie non rimangono disabitate, ed a li trasmigranti sieno ordinati luoghi convenienti, io comincierò a dire il mio parere circa uno per uno; e prodotto che sarà quello, se vi parrà degno d'essere approvato, ditelo; se vi sembrerà inconveniente, esplicatevi; se vi par, che si possa far meglio, dichiaratelo; se da quello si deve togliere, dite il vostro parere; se vi par, che vi si deve aggiungere, fatevi intendere! perché ognuno ha plenaria libertà di proferire il suo voto; e chiunque tace, s'intende affirmare.» Qua assorsero alquanto tutti li dei, e con questo segno ratificato la proposta. «Per dar dunque principio e cominciar da capo,» disse Giove, «veggiamo prima le cose, che sono da la parte boreale, e provediamo circa quelle, e poi a mano a mano per ordine faremo progresso sin al fine. Dite voi, che vi pare, e che giudicato di quella Orsa?» Li dei, a li quali toccavano le prime voci, commisero a Momo, che rispondesse; il qual disse: «Gran vituperio, o Giove, e più grande, che tu medesimo possi riconoscere, che nel luogo del cielo più celebre, là, dove Pitagora, che intese, il mondo aver le braccia, gambe, busto e testa, disse essere la parte superiore di quello, a la quale è contrapposto l'altro estremo, che dice essere l'infima regione — iuxta quelli che cantò un poeta di quella setta:


Hic vertex nobis semper sublimis, at illum
Sub pedibus Styx atra videt, Manesque profundi.