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Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/27

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22 francesca da rimini.

Fuorchè d’alloro, ma da te intrecciata,
Non bramerò; solo un tuo applauso, un detto,
Un sorriso, uno sguardo....
Francesca.                                              Eterno Iddio!
Che è questo mai?
Paolo. T’amo, Francesca, t’amo,
E disperato è l’amor mio!
Francesca.                                              Che intendo?
Deliro io forse? che dicesti?
Paolo.                                                   Io t’amo!
Francesca.Che ardisci? Ah taci! Udir potrian.... Tu m’ami?
Sì repentina è la tua fiamma? Ignori
Che tua cognata io son? Porre in obblio
Si tosto puoi la tua perduta amante?
Misera me!.... questa mia man, deh, lascia!
Delitto sono i baci tuoi!
Paolo.                                              Repente
Non è, non è la fiamma mia. Perduta
Ho una donna, e sei tu; di te parlava;
Di te piangea; te amava, te sempre amo;
Te amerò sino all’ultim’ora! e s’anco
Dell’empio amor soffrir dovessi eterno
Il castigo sotterra, eternamente *
Più e più sempre t’amerò!
Francesca.                                                   Fia vero?
M’amavi?
Paolo.           Il giorno che a Ravenna io giunsi
Ambasciator del padre mio, ti vidi
Varcare un atrio con feral corteggio
Di meste donne, ed arrestarti a’ piedi
D’un recente sepolcro, e ossequïosa
Ivi prostrarti, e le man giunte al cielo
Alzar con muto ma dirotto pianto.
Chi è colei? dissi a talun. — La figlia
Di Guido, mi rispose. — E quel sepolcro?
Di sua madre il sepolcro. — Oh, quanta al coro
Pietà sentii di quell’afflitta figlia!
Oh qual confuso palpitar!... Velata