Vai al contenuto

Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/53

Da Wikisource.
Versione del 7 feb 2020 alle 06:19 di Mimidellaboheme (discussione | contributi) (Pagine SAL 25%: Creata nuova pagina: IL RACCONTO <poem>Ora che sola sono io, donde mai piangerò questo amore? Comincerò da colei che m’indusse nel cuor tali pene. Anasso giu...)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
16 TEOCRITO


IL RACCONTO

Ora che sola sono io, donde mai piangerò questo amore?
Comincerò da colei che m’indusse nel cuor tali pene.
Anasso giunse a noi, la figlia d’Eubùlo, che al bosco
sacro d’Artèmide andava canèfora: dietro al corteo,
con una lionessa movevano in giro altre belve.
Dimmi dond’ebbe principio l’amor, veneranda Selène.
E Tracia, la meschina, la balia di Teomarida,
ch’era uscio ad uscio con me, mi pregò di recarmi al corteo
con lei, mi scongiurò! Sciagurata, io la feci contenta.
Misi una tunica bella, di bisso, a strascico lungo,
ed una veste di lusso: tagliata l’avea Clearista.
Dimmi dond’ebbe principio l’amor, veneranda Selène.
A mezza strada già, di Licóne vicino ai poderi,
io Delfi vidi, e Domapuledri, che andavano insieme.
Era la guancia d’entrambi più bionda che fior d elicriso,
fulgeano i petti loro più assai che il tuo lume. Selène,
che dal travaglio recente venian de la bella palestra.
Dimmi dond’ebbe principio l’amor, veneranda Selène.
Come lo vidi, cosi ne fui pazza, cosi fu trafitto,
misera me, questo cuore. La sua venustà mi struggeva;
né più vidi il corteo, né come più a casa tornassi