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Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/12

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PREFAZIONE XIII


carattere particolare, tanto piú prezioso quanto piú saliente, anche se ribelle alle leggi della bellezza1. Quindi l’accoglimento, nei regni dell’arte, d’una quantità di soggetti prima trascurati o spregiati. Non piú i Numi soltanto e gli Eroi, in forme di bellezza umana; bensí gli uomini, e tutti gli uomini. Di ogni razza: Negri Persi, Calati; di ogni età, dall’infanzia, ora primamente studiata, alla vecchiaia e alla decrepitezza; e belli e brutti; e in ogni stato fisiologico, dal sonno alla ebrietudine; e di ogni condizione sociale, pescatori, pastori, filatrici, barbieri, calzolai, gualchierai. E i ritratti, che dalla idealizzazione classica passano allo studio dei minuti particolari fisici, come, per esempio, la disuguaglianza degli occhi d’Alessandro. E il paesaggio, non piú come sfondo a fatti umani, né in funzione d’uno stato lirico, bensí per il suo proprio incanto. E gli animali e la loro vita. E la natura morta. E poi, effetti di luce, quadri notturni, studi di scorcio, figure che si specchiano, pitture illusive (trompe l’oeil).

Bastano questi accenni per intendere che nel campo delle arti figurate questo indirizzo fu legittimo e anzi necessario; perché, in realtà, all’arte rimanevano ancora molte e molte province da conquistare.

Ma, a parte questo merito di tendenza, giova osservare che per le arti del disegno un programma realista può essere fine a sé stesso — purché, naturalmente, non presuma di soppiantare tutti gli altri.

E giova poi osservare che questa medesima formula realistica contribuisce, stranamente, a favorire, in certi casi, un principio antitetico.

  1. Il caratteristico si trova piuttosto attraverso il brutto. Leonardo amava le caricature viventi, e le copiava con fedeltà inesorabile, sperando di scoprire, nell’eccesso della bruttezza, l’esagerazione d’un carattere che poi egli saprebbe ridurre a condizione umana, sopprimendo il difforme, conservando l’espressivo. Vedi CARLO BLANC, Grammaire des arts du dessin, pag. 573.