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GAZZETTA MUSICALE | ||
ANNO III. |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
SOMMARIO.
I. Studi biografici. Dell’indole, dei pregi e dei difetti
delle composizioni di Meyerbeer. - 11. I. R. Co«SEKVATonio
ni musica in Milano. Esercizio privato.
- III. Varietà’. 1. Cenni sul Liceo musicale di Bologna
e sul Collegio reale di Napoli. 2 Non ci credete.
- IV. Notizie musicali diverse. - V. Avviso
ai signori Amatori e Professori di Musica.
che formava la differenza delle
musiche era il sentimento con
guivano. assai più che 1 armonia
po. Or dunque sarebbe puerile
che. per essersi fatto un coro
dette due
cui si eseod
il teiTiaccompa-
guato dall’organçq e un altro sostenuto dal
suono di sette arpe, dovesse questo chiamarsi
un salmo cattolico, quello un mottelto
luterano. In generale non
inai
abbastanza ra eco ni andato a’ musici di evitare
il carattere e
ciò che alcuni
anni
STUDJ BIOGRAFICI
DELL’INDOLE, DEI PREGI E DEI DIFETTI
covii’osizioxi
(Vedi N. 0, anno 18 IL)a
eccomi alio spartito] degli
Ugonotti, opera imponente e
severa, circoscritta da dimensioni
sempre sublimi e talvolta
grandiose.Lo stile, questa parte
purissima delì ingegno delsig. Meyerbeer, si
misteriosi espedienti, gli efficaci effetti, ma
la stessa aridezza e ruvida austerità. Nondimeno,
movendo questi rimproveri al signor
Meyerbeer non si può non riconoscere
eh ei volle attenersi a cosi fatto stile
niente per altro che per esser più vero.
V’ha ne! disegno generale dell opera qualcosa
d’arido, che in singolare maniera ricorda
i dipinti di Alberto Durer e de
primi maestri protestanti. M è avviso • che
il signor Meyerbeer, scrivendo il dello spartito,
abbia voluto ritrarre dall indole diversa
della religione, e fare una musica
luterana, nella quale funesta intenzione
ha dovuto confermarlo viemmaggiormente
la frase ripetutagli tanto agli orecchi: che
nel Roberto il Diavolo la musica era cattolica:
quasi che vi fosse oggidì una cattolica
e una luterana musica. Vero è bensì
ch’esistevano queste due musiche al sedicesimo
secolo, una nelle cattedrali, dove
accompagnava cogli organi il salmo del
popolo che in messa cantava, 1 altra ne
templi frammista al canto de’ preti. Era
la musica allora una cosa semplicemente
del culto e non un’arte. Al teatro, m cui
l’arte è la sola che domini, non può essCre
ammessa c0^a^ differenza; perocché ciò
sono. chiamavasi il colore locale. Codesti
due flagelli hanno in teatro distrutto ogni
poesia, e coperta la musa degl ^ignobili
vestimenti orni è indossata oggidì. Se fia
che il carattere invada le nostre orchestre,
ne caccera in" bando, credetemi, la melodia
e il vero bello.
Ciocché ci colpisce a prima giunta nello
spartito del signor Meyerbeer è 1 ordine
maraviglioso onde lutti gli elementi vi son
da questo verso d signor Meyerbeer, non
(’rasi mai rivelato ni un modo più splenpendo
artifizio che n emerge la più intiera
unita. So ancor io che gli è un merito
questo, di che certi musici della giornata
faranno poco o nessun capitale, ina trattasi
oggi di giudicare il signor Meyerbcer,
artista da non prendersi a gabbo, il quale
si è sottoposta a tutte le condizioni del1
opera, e crede aver fatto non un volgare
spartito che si rappresenta e sparisce come
tanl’altri, ma uno spartito che sta.
In esso f autore si astenne affatto da
ogni sorta di canzoni con ritornello, e da
altre simili frascherie fche riboccano ne’
primi atti di Roberto. La qual cosa è subito
intesa: alle prime rappresentazioni di
Robe ito il
non aveva
Diavolo, il signor Meyerbee
ancora efficacia sul! pubblico
la quale a dritto o a rovescio ha ottenuta
dappoi;
bisognavagli innanzi tratto il
consenso della moltitudine. Per acquistarselo
adunque, ei seppe accarezzarne i capricci,
e a egual misura ne venne rimeritato:
ma oggidì son mutate le parti: di
servo è fatto padrone, e oramai tocca a
lui dettare la legge, e dar grezzo al pubblico
il metallo del suo pensiero che logorava
altre volte a forza di riforbirlo, per
farne uno specchio che riflettesse le smorfie
della platea. Nobile è un tale diportamento
che ei seppe giovarsi della sua posizione
per incarnare l’idea tal quale l’aveva
concetta. D’altra parte basta seguire un niomento
la musicale carriera del sig. Meyerbeer
per ammirarne la somma lealtà nel1
esercizio dell arie. Nulladimeno, ancorché
s abbia a sbandire dalla musica ogni frase
triviale, ogni comune e volgare motivo,
non però ne conseguita che delibasi inesorabilmente
escluderne la melodia^fe quest
è il gran difello degli Ugonotti did
signor Meyerbeer. Rara è la melodia negli
Ugonotti: talvolta un trailo s innalza,
poi come raggio di luce, li appai’1, tremolante
di sopra l’orchestra; poi, o capriccio,
o impotenza che sia, spegnesi ratto e disparo.
Niun altro più che il signor Meyerbeer
conosce i musicali partiti; niun meglio
di lui dispone de mezzi moltiplici,
onde vico l’arte in soccorso del musico:
egli possiede il segreto de’ violini, d lamentevole
suono degli oboe, la gemente
espressione degli oricalchi; niuti s é addentrato
altrettanto nelle misteriose profondità
dell orchestra. Ei governa codesto
mondo come Prospero gli elementi; e a
seconda della sua fantasia, vi solfia or la
tempesta or la bonaccia. Avvertasi pero che
appunto la soverchia fiducia ch’egli ha uelI
orchestra, gli fa trascurare le melodie per
tal modo da ammetterne alcune di languide
e fioche, argomentando di renderle
vivide ed efficaci colla sola potenza dell arte
delle combinazioni. A ritroso del sig. Meyerbeer,
Ih‘limi, uomo di fresche melodie e
di facili inspirazioni, non era allatto sollecito
dell orchestra, tutto ripromettendosi
dalla grazia e molle disinvoltura delle sue
cantilene: peccalo! ché senza di questo
sarebbe la Norma un’opera incomparabile!
Scende la musica di Bellini alle fibre sensitive
dell anima e ne raggiunge lo scopo
(piando ha destalo dalla loro sorgente le
lagrime. Per ciò stesso ella garba cotanto
alle donne. Le imperfezioni di codesto
maestro, privilegiato dal cielo del dono
prezioso della melodia, scaturiscono da
una specie di modestia e naturai debolezza, e sarebbero presto o tardi cadute
se potuto avess’egli applicarsi a certe forme
epiche e grandiose; ché non lassi con semplici
cantilene la scena del Don Giovanni
e il finale della Destale. Bellini canta col
cuore, Meyerbeer con la meule; da ambe
le parti c e vizio. Sono andati i bei tempi
de pastori <1 Arcadia. Le modulazioni d’un
flauto non han più per noi tanto fascino.
Se carolassero, come narra la favola, le
O
foreste ed i monti. la non sarebbe più foV
l’opera della lira d Orfeo, ma il fracasso
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