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Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/284

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272 notturno

di congegni e d’uomini vigilanti. Per andare da poppa a prua, bisogna strisciare, curvarsi, passare sotto un siluro untuoso, scavalcare un marinaio disteso, urtare lo stinco contro il legamento d’una torpedine, schiacciarsi contro un fumaiolo scottante, impigliarsi in una corda, ricevere uno spruzzo di schiuma nell’appoggiarsi a una battagliuola.

Salgo sul ponte di comando. Siamo già usciti dall’ancoraggio. È notte. La luna tramonta sul mare. Fra un’ora sarà scomparsa.

Il grande fremito delle macchine scuote tutta la nave.! fumaioli danno ancóra troppo fumo e troppe faville. A bordo sono spente tutte le luci, anche le sigarette. Da poppa a prua l’oscurità è eguale. Il silenzio è imposto. L’equipaggio è taciturno.

Gli ultimi comandi dati col megafono risuonano in un azzurro cosparso di faville, e di stelle che sono faville inestinguibili.