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Pagina:Panzini - Trionfi di donna.djvu/99

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il trionfo della penna d’airone 95

qualche altra cosa. Anche il farsi rivedere da lei lo turbava.

Ma lo tolse dall’impaccio Regina che gli venne ella stessa in contro festosamente così come era.

— Così come sono, in un déshabillé poco adatto per ricevere dei professori di Università — e così gaiamente lo presentò alla sua padrona di casa e gli fece strada nella sua stanzetta.

— Ha trovato buoni quei confetti? Non li ha assaggiati? Ingrato! Io, uno ne mettevo nella cassettina, uno ne assaggiavo. Adesso perchè è uomo non è più goloso come una volta? Peccato: un piacere di meno! Ma badi a me, non stia a girar gli occhi per la stanza. Quello che c’è di meglio sono io, guardi me, invece di guardare la penna d’airone, quella che fa venire il mal di mare alle persone per bene.

E Leo guardò Regina: La guardò negli occhi buoni, nella fronte serena.

— Povera ragazza! — disse in fine Leo.

— Oh sì, molto povera e poco buona! — disse ancora celiando Regina.

Ma non ne ebbe più tempo di celiare perchè le mani di lui erano state invincibilmente attratte da quella ricca chioma scomposta e ci si erano immerse senza opposizione, facilmente sino alla nuca, con un senso voluttuoso come di penetrare entro un’anima docile.