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Pagina:Ojetti - Le vie del peccato.djvu/63

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ispida, dagli occhiali d’oro, e dal cappelluccio verdognolo buffo ornato dietro da un’ala di gallo selvatico, beveva birra e fumava con bell’aria di ebete felicità; dall’altro lato alcuni veneziani nel dialetto garbato dicevano lietamente male di qualcuno, ridendo poco, precisando più e più le malignità come una matrigna che pizzichi con metodo le braccie del piccolo figliastro. Ma soprattutto mi occupava una giovine che sedeva dall’altro lato della sala, di faccia a me.

Era abbigliata con un’eleganza troppo accurata, troppo francese, di nero e lilla e teneva, rovesciata sulla sedia dietro le spalle, una cappa di lontra foderata di raso bianco e nero. Parlava col compagno, un biondo magro e impomatato, con la lente senza laccio e il volto senza significato, e parlando gli rideva e non gli guardava, mostrando i denti belli e battendo quasi sopra pensiero la palma della mano sul tavolino, ritmicamente.

Erano alla fine del pranzo ed ella sorseggiava un kümmel e anche fumava una sigaretta. Una volta o due, senza curiosità, con l’occhialino scrutò attorno attorno la sala stringendo le palpebre come per acuir la vista contro il fumo greve.

Io ero assorto nella contemplazione quando vidi