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Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu/124

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118 werther.

Carlotta, vedendo il calore con cui parlavo, mi guardò sorridendo, e allora una lagrima ch’io scòrsi nell’occhio di Federica, mi spronò a continuare. — «Guai a color — conchiusi — che si valgono della podestà che hanno su d’un cuore, per involargli le schiette gioie che ne rampollano. Tutti i doni della terra, tutte le gentilezze che gli altri sappia immaginare, non risarciscono quel breve momento di piacere, che l’invidiosa insania del nostro tiranno ci ha crudelmente amareggiato.»

    splorata e geroglifica, e si tenzona di nervi, di visceri, d’organi encefalici, di temperamenti semplici o misti, e si va brancolando alla cieca tra la sostanza aromale di Fourier, e il trisplancnico, la midolla allungata, il fluido biotico, la glandola pineale, ed altre consimili fantasticaggini de’ fisiologi materialisti, è fatica sapiente e fruttuosa quanto quelle di Sisifo e delle Danaidi d’antica tradizione. (Nota del traduttore.)