mondo fino al presente giorno di oggi felicissimamente con tanta
riputazion loro hanno regnato, che meritamente tra tutte le sorti
de’ governi si hanno guadagnato il primo luogo di lode, e di
tutte le republiche loro nemiche mai sempre hanno riportate
gloriose vittorie. E tuttoché altrui paresse che l’immensa Libertá
romana con la distruzione di numero grande delle piú famose
monarchie fosse per porre il mondo tutto in libertá, pur alla
fine, benché dopo lungo tempo, ancor ella si converti in un
principato: fine certo, morte inevitabile di tutte le republiche;
e tuttoché i primi ingegni del mondo piú che assai si sieno
affaticati per instituire contro l’eternitá delle monarchie republiche
di lunga vita, non però giammai ad alcuno è succeduto il poter
conseguir l’intento suo. Le oligarchie, per esser state conosciute
insopportabili tirannidi di pochi, ben presto abbiamo vedute convertite in principati. E gl’institutori delle democrazie non mai
hanno saputo trovar strada buona da frenare un popolo che
la somma autoritá abbia di comandare, si che dopo sanguinolenti sedizioni egli non sia precipitato in una crudelissima servitú,
e che da se stesso non si sia allevato la serpe in seno di un
ambizioso cittadino, che col mezzo certissimo dell’affezion universale della plebe ignorante non abbia saputo acquistarsi la
signoria della patria libera; oltre che piú volte abbiamo veduto
il governo popolare cosí esser noioso alla nobiltá, che i romani
prima dopo la morte di Cesare, i fiorentini poi, seguita che fu
l’occision del duca Alessandro de’ Medici, anzi viver amarono
sotto nuovi prencipi, che ritornare a provare la crudel servitú
della plebe sempre sediziosa. E gli stessi governi aristocratici,
i quali soli tra tutti gli altri tanto ne hanno dato da sudare,
pur alla fine sono terminati in monarchie, mercé che gl’institutori
di cosí fatte republiche non mai sono arrivati a perfettamente
conseguir quelle due importantissime qualitadi, che eterne rendono le aristocrazie: di tanta uguaglianza mantener tra la nobiltá,
che in lei non sorga odiosa sproporzione di onori e di mostruose
ricchezze, fecondissime madri delle tirannidi, e di tanta soddisfazione dar a’ soggetti insigni, agli animi elevati de’ cittadini
esclusi dal publico governo, si che servi si contentino di vivere