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orlando innamorato |
[St. 67-70] |
E s’io volessi te remeritare,
Non bastarebbe mia possanza umana.
Questo libretto voglilo accettare,
Chè è de virtù mirabile e soprana,
Perchè ogni dubbioso ragionare
Su queste carte si dichiara e spiana.
E, donatogli il libro, disse: Addio!
E molto allegro da lui se partio.
Orlando s’arestò col libro in mano,
E fra sè stesso comincia a pensare;
Mirando al scoglio che è cotanto altano,
Ad ogni modo in cima vol montare,
E vol veder quel mostro tanto istrano,
Che ogni dimanda sapea indivinare.
E sol per questo volea far la prova:
Per saper dove Angelica si trova.
Passa nel ponte con vista sicura,
Chè già non lo divieta quel gigante.
Egli ha provata Durindana dura,
Dàgli la strata: Orlando passa avante.
Per una tomba tenebrosa e oscura
Monta alla cima quel baron aitante,
Dove, entro a un sasso rotto per traverso,
Stava quel monstro orribile e diverso.
Avea crin d’oro e la faccia ridente,
Come donzella, e petto di lïone;
Ma in bocca avea di lupo ogni suo dente,1
Le braccie d’orso e branche di grifone,
E busto e corpo e coda di serpente;2
L’ale depinte avea come pavone.
Sempre battendo la coda lavora,
Con essa e’ sassi e il forte monte fora.
- ↑ Ml. omm. suo.
- ↑ P. Il busto.