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Villaggio natìo.
Montanaro, casetta mia, com’eri
piccola e triste, e n’ho triste la vita:
ma come al mio pensiero era infinita
la traccia, intorno a te, de’ tuoi sentieri!
Poi città corsi, e vidi regni e imperi
e agli occhi miei la terra è impiccolita:
nessun mistero in essa più m’invita:
triste pur questa casa, e io son quel d’ieri.
Or se rivolgo il viso al ciel notturno,
quanto sei breve, terra, e come immenso,
cielo, ove miro con impazïenza!
Ma come avvien ch’io palpiti non senza
dolcezza, quando a te, villaggio, penso,
ultimo albergo al mio cuor taciturno?
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