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Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/115

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INFERNO. — Canto I. Verso 52 a 68 111

Questa mi porse tanto di gravezza
     Con la paura, che uscìa di sua vista,
     Ch’io perdei la speranza dell’altezza.
E quale è quei, che volentieri acquista, 55
     E giunge il tempo, che perder lo face,
     Che in tutt’i suoi pensier piange e s’attrista:
Tal mi fece la bestia senza pace,
     Che venendomi incontro, a poco a poco
     Mi ripingeva là, dove il Sol tace. 60
Mentre ch’io rovinava in basso loco,
     Dinanzi agli occhi mi si fu offerto
     Chi per lungo silenzio parea fioco.
Quando vidi costui nel gran diserto,
     Miserere di me, gridai a lui, 65
     Qual che tu sii, od ombra, od uomo certo.
Risposemi: Non uomo, uomo già fui,
     E li parenti miei furon Lombardi,




guizzavan per l’oriente, mostra che era quasi appresso il die perchè dopo lo segno de’ pesci ascende Ariete, ed in Ariete era lo Sole; sicchè come Ariete si levava, era lo Sole sopra terra, e per conseguente era die; si che hai che l’ora era presso die.1

V. 52. Cioè la lupa che è figurata all’avarizia, la quale si lo vincea e quasi perdea ogni speranza: e narra nel testo del modo, cioè che a parte a parte lo vincea e raducealo nella valle predetta, cioè nella vita viziosa. 2

60. Cioè in vita scura e tenebrosa. E qui figura la vita beata illuminata dal sole, cioè da Dio; sicché dove lo detto sole non illumina li viene oscurità e silenzio di bene.

61. Qui intende mostrare lo modo del suo soccorso e poeticamente parlando dice che Virgilio poeta li apparve, lo quale, sì come appare nel testo, lo confortò e sottrasse da quella ruina dove ello cadea.

62. Qui intende silenzio lo non essere in uso a li mondani, che a questo tempo sono, lo libro di Virgilio sichè per non usanza pare fioco, cioè arocato, nè non desso suona alcuna cosa.

64. Segue lo poema.

67. Dice come lo padre suo, cioè di Virgilio, fue da Mantova che è in Lombardia, e dice che nacque al tempo di Zulio Cesare: ma quando fiorì in poetrie fu al tempo di Augusto Cesare, in lo quale tempo s’adoravano li idoli, e però dice: al tempo delli dei falsi bugiardi.

  1. Questo tratto del Commento a versi 37 e 38 è ne’ Codici al canto XI, avanti a quello pel verso suo 113
  2. Lo R ha ciò che segue, certo interpolato da quel ch’appare in M., «E questo avviene a ciascuno che la lassa radicarsela in cuore che a poco a poco lo reduce in vizio». Gl’interpolamenti son certo non pochi.