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Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/38

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se io non mi sono ancora da te partita tutta? che, se questa stessa mutabilità mia, e il non istare io ferma mai, t'arreca giusta cagione di dover meglio sperare? Tuttavía, a fine che tu non t'affligga e consumi affatto, e, trovandoti in un regno che è comune a tutti gli uomini, voglia vivere con una ragione tua propria, e particolare a te solo, sappi che,


LE SECONDE RIME.

Se, quante arene il mare
     Volge qualor commosso
     È da più spesse e via maggior procelle;
     Se, quante nelle più tranquille e chiare
     5Notti splendono in ciel lucenti stelle;
Tante ricchezze ognora
     Sparga Dovizia, e versi
     Il corno, aperta il grembo e scinta il seno;
     Non perciò stanco mai nè sazio fôra
     10L'uman lignaggio, e si dorría non meno.
Se bene i prieghi vostri
     Non solo oda benigno,
     Ma tutti adempia largamente Iddío,
     Dando a questi oro, a quei porpore ed ostri,
     15Nulla non scema, anzi cresce 'l disío;
Perchè l'ingorda voglia,
     Divorando l'avuto,
     Apre più bocche, e maggior canne mostra.
     Or chi fia mai che freni, non che toglia,
     20La sacra fame, anzi la rabbia vostra?
Quanto è più alta l'onda,
     Tanto la sete fassi
     Ardente più d'aver tesori o stato.
     Non è ricco, cui sol la roba abbonda;
     25Nè può chi spera o teme esser beato.