Ma poi che nostro fato è andar pel mondo,
tu con la tua cazzuola e col secchiello
di calce, io col pensier che m’è coltello 44infisso ove lo spasmo è più profondo:
andare andar, fin che la morte a schianto
ci abbatta colla faccia sulla pietra,
per consolar la tua tristezza tetra 48ti tesserò col canto un dolce incanto.
.... Non vedi?... Dalla porta spalancata
entrano, a gruppi, taciti fratelli.
Hanno donne per mano, hanno fardelli 52sul dorso, hanno la fronte umilïata.
Dalle basse finestre, anche: dai muri
fenduti a un tratto, e poi richiusi, un dietro
l’altro, irrompono: in quegli occhi di vetro 56ti riconosci, ed in quei volti duri.