se n’ha, posto che gl incisi melodici sieno
avvedutamente tracciati e connessi, un canto
che pare eseguito da un corrilo solo, le cui
note sono tutte eguali ed aperte.
Ilo detto nel principio di questo articolo
che il corno è uno stromento nobile e melanconico,
che assai di frequenti si citino
i lieti ed inviti suoni della caccia. Per
verità il lnio di questi suoni di caccia
per lo più risulta dalle qualità melodiche
speciali del motivo meglio che dal
timbro dei corni. Veramente le chiamale
da cacciatori sono propriamente festevoli
se sono suonate dalle trombe, stromento
poco musicale, e che manda lungi il suo
stridulo suono che punto non ha che fare
colla casta e nobile voce del corno. Sforzando
in certo modo l’emissione dell’aria
entro il tubo del corno, si perviene a renderlo
rassomigliante alla tromba; lo che
toscanamente potrebbe appellarsi lo smagliare
de suoni. Ciò può alcuna volta
portare ottimo effetto eziandio sopra note
chiuse. Se si tratta di sforzare note aperte,
i compositori richiedono, per dare al suono
ogni possibile forte stridore, che i suonatori
levino la campana dallo stromento;
essi indicano ciò scrivendo: senza campana.
Bello esempio dell uso di questo
trovato si ha nella esplosione finale del
duetto de[’Enfi osine et Co raditi, di Ideimi:
«Guardez vous de la jalousie!»
Tuttavia sotto l’impressione del grido orribile
de’ corni, G retry rispose un giorno
ad alcuno che ne lo richiedea della sua
opinione sopra quel fulminante duetto:
«C’est à ouvrir la voûte du théâtre avec
le crâne des auditeurs!»
Il Conno a chiavi o a pompe, il quale
per mezzo del suo particolar meccanismo
può fare aperte tutte le note, renderà certo
in avvenire grandi servigi alla istromentazione;
ma io tengo per fermo, che esso
non sarà mai considerato come un perfezionamento
del corno, dal quale differisce
per la qualità del suo timbro. Bisognerà
trattarlo come un nuovo stromento a parte,
atto spezialmente a fornire buoni bassi vibrati
ed energici, i quali però tanto non
hanno di forza quanto i gravi suoni del
trombone a’quali molto si avvicina. Il modo
di fabbricare i corni a chiavi non è stato
ancora sufficientemente studiato per togliere
di mezzo lo sconcio e l’incertezza di molti
suoi suoni; questo stato d’imperfezione riuscì
d’inciampo alla più parte de’ maestri per
farne discreto uso. Sono in oltre i maestri
avversi al corno a chiavi, perchè dopo che
e’ fu introdotto nelle orchestre, certi suonatori,
divertendosi ad eseguire con esso
corno la parte scritta pel corno ordinario,
tornava lor comodo di rendere in suoni
aperti per mezzo delle chiavi le note chiuse
scritte non senza fine dal compositore. Possono
nondimeno i corni a chiavi dare i
suoni chiusi; ma dappoiché il loro meccanismo
non ha altro scopo che quello di
aprite tutti i suoni, egli è meglio lasciarli
al loro officio e richiedere l’effetto de’ suoni
chiusi solamente dai corni ordinarli.
(Suri continuato).
E. Berlioz.
Feritone di C. Mattini.
CARTEGGIO.
Al coltissimo signore ed amico,»«bile Don Alessandro Caucaso, milanese,
domiciliato a Roma.
Ringraziandolo di cuore del gentil dono
fattomi del pregevole Suo recentissimo opuscolo,
intitolato: Cons idetazioni sulla musica
antica, debbo confessarle che la nota
a pag. 13 mi ha sorpreso non poco. In
essa leggesi fra le altre cose: ulti.su/tada
«storici documenti, che l’onore di qtte“
sto celebre. Requiem non appartiene che
«in piccola parte a Mozart, essendo lati.
vot o in complesso di un suo allievo, del
u rinomalo maestro Siissmayer, che lo
n portò a compimento dopo hi morte del
tt suo egregio precettore 55.
Egli è ben possibile che fra tante favole
stampate da 1111 mezzo secolo in qua su questo
famigerato Requiem, vi sia anco questa
grossa e madornale, che sia lavoro in complesso
di Sùssmayer. Ma Ella, stimatissimo
amico, sa il tedesco altrettanto bene quanto
me. Le citerò quindi i documenti storici
dai fonti più limpidi, comprovanti affatto
il contrario.
Comincio collo stesso Sùssmayer, che
conobbi di persona. iNella sua famosa lettera
a ciò relativa, pubblicata nella Gazzetta
Universale Musicale di Lipsia, Anno
1801, N. 1, egli principia col dire: a II
tt componimento di Mozart ( cioè il Rett
quiem) è cosi unico, e ardisco dire, petti
La massima parte de’ maestri viventi,
tt cosi sovrano (unerreichbar), che chi voti
lesse imitarlo se ne caverebbe peggio di
tt quel corvo, il qu de si ornava dipeline
a di pavone, ecc. r>. Prosegue col dire,
che Mozart, vivente ancora, gli parlava sovente
del piantalo di questa sua composizione;
sorpreso dalla morte, egli (Sùssmayer)
aggiunse qua e là la mancante islromentazione
in alcuni pezzi, componendo
espressamente gli ultimi tre, cioè il S111ctus,
Benediclus e Agnus Dei, e aggiungendovi
la fuga del Kyrie.
Già questa sola lettera di Sùssmayer
prova che fra i dodici pezzi di cui si compone
il Requiem i primi nove, e principali,
conseguentemente Ire quarte parti,
sono di Mozart.
Ma IL R. Cons. di Corte e primo custode
della Biblioteca Imperiale viennese,
nobile di Mosel, pubblicando a _ Vienna
nel 1831) un opuscolo intitolato: Uber die
Originai-Parttlur des Requiem voti IV. A.
Mozart, dimostrò pur chiaramente la falsità
delle asserzioni di Sùssmayer. lnsomma
la partitura autografa mozartiana del Requiem
in discorso, tanto misterioso per un
mezzo secolo, trovasi ora alla summentovata
I. R. Biblioteca, la quale ne fece acquisto,
tre anni sono, da una persona che la
custodì quale sacra reliquia avuta dagli
eredi del primo committente, conte Walse8&-
r.
A Lei, carissimo amico, tanto amante
della verità, bastino questi due documenti
per rettificare 1 asserto di quella Nota in
qualche riputato foglio periodico di Roma,
ove per l’appunto, 11011 ha guari, venne
eseguito con tanta pompa e solennità quel
Requiem dall’inclita Congregazione ed Accademia
di Santa Cecilia, della quale ho
l’onore di essere membro.
Sono con verace stima
l’affezionato amico e servo
Dottor Lichtenthal
Milano 22 settembre -1842.
AOTA
STILA HTSICA A FIRENZE.
— Fra le città italiane Firenze occupa
il primo rango pel giusto e spregiudicato
amore che ivi si ha alla bell’arte e
per 1 amichevole unione tra i professori
ed i dilettanti, da cui ne risulta che gli
uni agli altri spessissimo accompagnatisi
per interpretare le classiche opere musicali
de compositori i più rinomati. In quale
altra città della nostra invidiata penisola
si eseguì la Creazione di Haydn e lo Stabat
Maler di Rossini con un sì sterminato
numero di parti? - In Milano che conta
circa cinquantamila abitanti più di Firenze
dove per singolare combinazione non esiste
alcuna società filarmonica in piena attività,
difficilmente si potrà credere che nella capitale
della 1 oscana sianvi per lo meno
cinque società musicali le quali a prefìssi
intervalli diano delle scelte accàdenne e si
esercitino nella musica. Per provarlo basterà
indicare 1." la grande Società filarmonica
aperta nel 1800 e composta da 270
socj ordinarti e 58 detti aggregati, lodevole
istituzione che deve il maggior suo
splendore allo zelo de principi Pornatowski
e quasi ogni mese olire accademie in cui le
ispirazioni di Ilaydn, Mozart, Beethcven,
Marcello, Pergolesi, Ciinarosa, ecc., sono
con raro giudizio frammischiate alle creazioni
delle moderne scuole; 2." la Conversazione
musicale per l’esclusiva esecuzione de’componimenti
prodotti dall’epoca di Generali
indietro presieduta da eludici eie più elisimi!
maestri della città; 3.° l’Euterpiana
nel palazzo Mulini; 4.” la Società del buon
umore pe suonatori el istromenli eia fiato
e da percossa, capo della quale è il noto
concertista di trombone Bimboni; 5.° inline
1 I. R. Collegio musicale unito alla
Società dell adorazione perpetua, cui scopo
si è I annuale grandiosa esecuzione eli due
messe 1 una eia Requiem e l’altra solenne
pel giorno eli S. Cecilia espressamente composte
da due maestri addetti al collegio. In
commemorazione della morte dell illustre
Clierul lini questa stessa società pochi mesi
sono lece sentire il secondo Requiem elei
compianto maestro limitino. - La munificenza
del Gran Duca mantiene una Cappella
che ogni domenica e solennità eli precetto
eseguisce quell’eletto genere di musica da
chiesa che a torto l’etis scrisse in Italia ora
esser totalmente obbliato, ed una Scuola eli
musica addetta all’I. R. Accademia delle belle
arti nella quale s insegna da un Nencini
il contrappunto, da un Ceccherini il canto,
da un Giorgetti il violino, e eia Palafuti
1 organo e il pianoforte. - La letteratura musicale
a Firenze conta valenti campioni e
fra essi basti nominare i maestri Picchiatiti,
Picchi, Giorgetti, non che l’avvocato Casamorata.
ls. C
BIBLIOGRAFIA 3IIJSICALE.
MISCELLANEA DI OPERE VARIE.
Lezioni di armonia di Domenico Quadri.
Terza edizione. Roma dai tipi
di Angiolo Ajani.
L’armonia è non solo un bisogno di tutti gli Stati e
di tutti i popoli, ina la conoscenza di questa base dcll’universo, ridotta in precetti di arte, è di assoluta necessità
per chiunque applicasi alla composizione od esecuzione
musicale. Cosi opina uno scrittore francese, al
cui sentimento consuona anche il nostro. Tali precetti
erano una volta da’ dottori delia scienza gelosamente
serbati per loro, e ben di rado accadeva che li svelassero
a qualche discepolo. Ora, mercé i lumi del
progresso, le cose mutarono aspetto, più non esistono
misteriosi segreti, e la scienza degli accordi si è, se non
resa popolare, almeno abbastanza diffusa nel mondo musicale.
Fra i maestri italiani che di recente consacrarono le
loro fatiche a questa indispensabile parte dell’arte, uno
de’più fortunati si è Domenico Quadri, vicentino, il
quale nel 1832 pubblicò a Napoli le sue Lezioni di Armonia,
trattato breve, chiaro, preciso ed accessibile all’inlelligenza
degli amatori e ben anco dei ragazzi. L’opera
del Quadri, riconosciuta di non dubbia utilità, a Koma