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le confessioni d’un ottuagenario. |
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egli lo diceva forse per far dispetto a Germano, e io son grato a questi e al suo berrettone; mercè del quale andai salvo da molte infreddature. Quanti anni lo portassi io non ve lo potrei dire con precisione. Certo era già fatto giovane che lo aveva ancora, ed anzi lo sparagnava pei giorni di festa, perchè la testa essendomisi ingrossata, pareva a me che mi si addicesse mirabilmente alla fisonomia, e che mi desse un certo estro da far paura. Un giorno che era alla sagra di Ravignano oltre Tagliamento, e che si ballava in piazza sul tavolato, io mi presi lo spasso di farmi beffe di alcune Cernide dei Savorgnani, che venivano a tutelare il buon ordine della fiera collo schioppo in una mano, e con un tovagliolo nell’altra pieno di ova, burro e salame, per fare, come si dice, la frittata rognosa. Quelle Cernide coi loro sandali di legno, colle giubbe di mezzalano spelato, e con certi musi che odoravano di minchioneria lontano un miglio, mi facevano crepare dalle grandi risate; onde tra me e qualche altro bravaccio di Teglio e dei dintorni si cominciò a far loro le corna, e a domandare se erano buoni a rivoltar le frittate, e se intendevano cuocerle colle scarpe. Allora uno di loro ci rispose che andassimo a ballare che s’avrebbe fatto meglio; ed io facendomi innanzi gli soggiunsi che avrei ballato pel primo con lui. Come difatto feci, e presolo per le braccia, così come stava collo schioppo ancora in ispalla, lo menai attorno nella più curiosa furlana che si fosse mai veduta. Ma siccome egli avea posto a terra le sue provvisioni, così avvenne che nel girare andammo addosso alle uova, e ne fu fatta la frittata prima del tempo. E allora quei valorosi soldati, che non si erano mossi al vedere schernito un proprio collega, si commossero d’un subito alla rovina delle ova e mostrarono di volermi venir addosso colla bajonetta. Ma io tratto di tasca le pistole e ributtato verso loro stramazzone il mio ballerino, mi posi a strillare che chi primo