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Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/144

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38 O r i g i n e   d e l l e   A r t i

ciò congetturare, che tal pittura formata fosse da diversi fili di vetro colorato, l’un presso l’altro strettamente collocati, e quindi fusi al fuoco1. Non è però verosimile, che l’artefice occupandosi in sì penoso lavoro dar gli volesse soltanto la grossezza che ha attualmente d’un sesto di pollice: mentre con più lunghi fili potea nel medesimo tempo dargli parecchi pollici di altezza; onde v’ha luogo a credere che fosse questa pittura una parte d’un pezzo, non solo più lungo, ma eziandio più grosso e profondo, in cui s’estendessero nello stess’ordine i fili, cosicché si potesse tante volte moltiplicare l’immagine, quante volte un sesto di pollice conteneasi nell’intero pezzo.

§. 29. L’altro pezzo rotto, che ha a un di presso la medesima grossezza, è stato lavorato alla stessa maniera. Vi si veggono su un tondo azzurro de’ fregi verdi gialli e bianchi che rappresentano delle piramidi formate di fili di perle, e ghirlande di fiori frammiste a punticelle. Tutto ciò è esatto e distinto, ma di tal piccolezza, che il più acuto sguardo può appena seguire le ghirlande fino al punto ove cominciano. Questi fregi trapassano interi da una parte all’altra per tutta la grossezza del vetro.

§. 30. II lavoro di tali opere in vetro scorgesi visibilmente in un cilindro lungo una spanna, esistente nel museo del mentovato sig. Hamilton. Ne è azzurra l’esterna circonferenza, e l'interno rappresenta come una rosa a varj colori, la quale, siccome l’azzurro istesso della superficie longitudinale, penetra internamente da cima a fondo il cilindro. Sappiamo che il vetro tirasi in tenuissimi fili a qualunque lunghezza facendo fondere al fuoco delle lastre o tubi di vetro uniti in


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  1. Anche nell’originale tedesco Winkelmann usa qui, e dopo nel §. 30. una parola, che corrisponde all’italiana fondere; ma dal senso istesso si capisce, che è un termine improprio; perocché fondendosi questi fili sottilissimi non produrrebbero mai l'effetto, che egli va esponendo. Volea dunque scrivere, mollificare.