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Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/425

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n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 315

di questa dea, poiché, eccetto qualche dito che le manca, non è punto guasta1: tale è pure altra statua, la quale è copia fatta da Menofanto d’una Venere che stava presso Troade2, siccome scorgesi all’incisavi epigrafe.

ΑΠΟ ΤΗС
ΕΝΤΡΟΑΔΙ
ΑΦΡΟΔΙΤΗС
ΜΗΝΟΦΑΝΤΟС
ΕΠΟΙΕΙ

§. 4. Queste due statue la rappresentano in una età più matura, e più grandi sono che la Venere de’ Medici. Le belle forme dell’adolescenza femminile, che in quella si scorgono, ammiransi pure nella Teti seminuda della villa Albani rappresentata in quell’età in cui sposò Peleo.

§. 5. Venere celeste, quella cioè che di Giove e dell’Armonia è figlia, diversa dall’altra che da Dione nacque, distinguesi per un diadema simile a quello, ch’è proprio a Giunone. Porta pure quello diadema Venere Vittrice, di cui una statua, che posa un piede fu un elmo, fu disotterrata nel teatro dell’antica città di Capua, e sta ora nel real palazzo di Caserta; essa è bellissima, se non che le mancano le braccia.

§. 6. In alcuni bassi-rilievi, che rappresentano il rapimento di Proserpina, e singolarmente nella più bella delle due urne esistenti nel palazzo Barberini, ha così cinto il capo di diadema una Venere vestita, la quale in compagnia di Pallade, di Diana, e di Proserpina medesima sta cogliendo fiori ne’ prati dell'Enna in Sicilia. Tal fregio di capo è


R r ij stato


  1. Le mancava parimente il naso, che, per esserle stato restaurato con poca maestria, le fa perdere molto della sua bellezza.
  2. Fu cavata in Roma alle falde del monte Celio dal march. di Cornovaglio, e da lui posseduta anche al presente. Ne parla anche Foggini Museo Capitol. Tom. IV. Tav. 68. pag. 392., ove ne dà la figura.