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400 | D e l P a n n e g g i a m e n t o. |
[...di seta...]
§. 4. Credesi di distinguere le vesti di seta sulle antiche pitture al diverso colore, che si vede sullo stesso panno, e che noi diciamo color cangiante. Ciò scorgesi chiaramente sulle così dette Nozze Aldobrandine, e sulle copie, esistenti nella biblioteca Vaticana e nel museo Albani, di altre pitture scoperte in Roma e poi perdutesi. Tale specie di colore meglio ancorai più frequentemente si vede sulle pitture d’Ercolano, come appare dall’indice di esse e dalla descrizione che ne abbiamo1. Quello color cangiante deriva dalla superficie liscia della seta e dal vivo riflesso de’ raggi che ne risulta, e che non si ha nè sulla lana nè sulla bambagia a cagion de’ grossi fili e della superficie aspra2. Ciò indicar volle Filostrato, quando parlando del manto d’Anfione, dice che non era d’un color solo, ma differenti colori prendeva secondo i diversi punti di villa3. Non ci consta dagli scrittori che le greche donne ne’ migliori tempi vestisser di drappi serici, sebbene verosimilmente noti fossero ai loro artisti, e questi ne vestissero i loro modelli. In Roma ignorossi l’uso della seta fin sotto gl’imperatori; ma quando crebbe il lusso, fecersi venire i panni di seta dalle Indie, e gli uomini stessi se ne vestiano; onde Tiberio ebbe a promulgar su ciò una legge suntuaria4.
§. 5. Si vede su i panneggiamenti di molte antiche pitture un color cangiante di rosso e violato o azzurro, ovvero di rosso nel basso e verde in alto, o di violato nel basso e in alto giallo. Questo è fenomeno proprio de’ panni di seta, ove dei due colori uno ha servito per ordire, e l’altro per
tes- |
- ↑ Bayardi Catal. d’Ercol. pag. 47. n. 244. pag. 117. n. 593., Pitt. d’Ercol. Tom. iI. Tav. 5. pag. 27. ec.
- ↑ Lo nega il signor Lens Le Costume, ou essai sur les habillem. ec. liv. 2. ch. 1. p. 55., poiché è certo che il pelo di capra, la bambagia, e il lino fino avendo un poco di lucido, producono eziandio il color cangiante, benchè non tanto vivo e forte quanto la seta.
- ↑ Icon. lib. 1. num. 11. Tom. iI. pag. 779. [ Chlamys præterea, quam gestat, ipsa quoque a Mercurio est, neque enim uno constat colore, sed mutat eum, acque iridis ad instar est diversicolor.
- ↑ Tacit. Ann. lib. 2. cap. 33.