Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/38

Da Wikisource.
32 ii - pulzella gaia


4
Messer Galvan cavalca alla boscaglia:
allo levar del sole ebbe trovato
una serpe, che ’l chiese di battaglia;
sopra lo scudo ella li s’ha gittato.
Messe mano alla spada, che ben taglia,
credélla aver ferita nel costato:
la serpe, che sapeva ben scremire,
messer Galvan non la puote ferire.
5
Infin a mezzogiorno ha contrastato
messer Galvan con quella sozza cosa;
un solo colpo non li può aver dato,
tant’era quella serpe poderosa.
L’elmo e lo scudo aveva infiammato;
messer Galvano non trovava posa.
Messer Galvano disse: — Aimè lasso!
che sozza cosa m’ha condotto al basso! —
6
Messer Galvano a terra si smontava,
e disse: — Lasso! ch’io mi rendo morto. —
La serpe andava a lui e si parlava,
e disse: — O cavalier, prendi conforto. —
E dolcemente lei lo addimandava:
— Dimmi la veritade, o giglio d’orto,
per cortesia e per amor di donna:
saresti della Tavola ritonda? —
1
Messer Galvano allor li rispondía,
e nello cuore avea fuoco ed ardura;
delle man per lo viso e’ si fería,
vedendo quella sí sozza figura:
— Della Tavola esser mi credía;
or non son piú, per la disavventura,
a dir ch’io sia, e non avere ardire
sí sozza cosa conduca al morire! —