Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/107

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XIII Il medesimo alla medesima Quale estasi debba essere proibita. Proposito del Carnesecchi di allontanarsi dall’Italia, non messo in atto pel suo amore verso la Gonzaga. Illustrissima signora e patrona mia colendissima, ringrazio Vostra Signoria illustrissima della sua caritá in avvertirmi della proibizione de l’estasi, avendo io altrimenti potuto pericolare senza mia colpa: benché non posso credere che si intenda di quella buona, che ne fa talvolta salire con l’ali del pensiero al cielo, e quivi parlare con li angeli a faccia a faccia; della qual sorte dice Carnesecchi esser quella, che ha talvolta provato esso, scrivendo a donna Giulia, in quanto li pare, per la similitudine dell’uno e immaginazione dell’altro, di essere e di parlare quasi con un angelo. Il qual modo, dico, di andare in estasi mi parrebbe strano che fusse proibito, perché, oltre al non potersi costringere niuno a non pensare né immaginare quello che li vien bene, non so vedere che possa partorire se non buoni effetti, in quanto unisce la mente col suo obbietto, ed esso poi, essendo di quella degnitá ed eccellenzia ch’io presuppongo, la riempie di pensieri e concetti simili a lui. Pur, poiché Vostra Signoria dice averlo visto notato fra le cose pioibite, e che ne sono, secondo intendo, molte altre, che, a giudizio di Sua Santitá medesima, hanno bisogno di retractazione, son forzato a credere che sia vero, e cosí mi guarderò da mò innanzi di mandare il mio cervello a spasso, acciocché, tornando a casa, non fusse messo in prigione. Protestandomi però ch’io non intendo per questo essere obbligato a esser da mò innanzi piú cauto e piú accurato nel scriverli di quel che son stato per l’addietro, acciocché, venendomi fatto qualche errore o nella data delle mie lettere o nella interpretazione della cifra che sará nelle sue, secondo il mio costume, l’Inquisizione non interpreti che sia stato per estasi quel che forse sará proceduto per balordaggine. Ed, affinché Vostra Signoria intenda che ho causa di fare tale protestazione, li confessarò spontaneamente un errore, che ho commesso di nuovo circa la cifra, che era nella sua penultima di 7, avendo inteso lui in luogo di donna