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188 iii - de l’origine d’amore

la luna, o lume, per esser lenta nel suo risplendere è mezza fra la chiara luce del sole e la tenebrositá terrestre; ancora, essa propria luna è composta sempre di luce e tenebre, perché sempre, escetto quando si trova eclissata, ha la metá di sé illuminata dal sole e l’altra metá tenebrosa. E giá ti potrei dire in questa composizione gran particularitá de la simiglianza de la luna a l’anima (come suo vero simulacro), se io non temessi d’essere prolisso.

Sofia. Dimmel, ti prego, in ogni modo, perché non mi resti questa cosa imperfetta, ché mi piace la materia e da altri non mi ricordo averla intesa. La giornata è ben grande tanto, che basterá per tutto.

Filone. La luna è tonda a modo d’una palla, e sempre, se non è eclissata, riceve la luce del sole ne la metá del suo globo; l’altra metá del globo suo di dietro, che non vede il sole, è sempre tenebrosa.

Sofia. Non par giá che sempre sia illuminata la mezza palla de la luna, anzi rare volte e solamente nel plenilunio; negli altri tempi la luna non comprende la mezza palla, ma una parte di quella, qualche volta grande e qualche volta piccola, secondo va crescendo e decrescendo la luna; e qualche volta pare che non abbi luce alcuna, cioè al far della luna e un giorno innanzi e un giorno di poi, che essa non pare in alcuna parte illuminata.

Filone. Tu dici il vero, quanto in l’apparenzia: ma in effetto ha sempre tutta la mezza palla illuminata dal sole.

Sofia. Come dunque non pare?

Filone. Perché, movendosi la luna, sempre (discostandosi o accostandosi al sole) si muta la luce che sempre illustra sua metá circularmente d’una nell’altra parte, cioè della parte sua superiore a l’inferiore o dell’inferiore alla superiore.

Sofia. Qual si chiama inferiore e qual superiore?

Filone. La parte de la luna inferiore è quella che è verso la terra e mira a noi, e noi vediamo lei quando è luminosa tutta ovvero parte di quella; e la superiore è quella ch’è verso il cielo del sole che è sopra essa, e non la vediamo, se ben è