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amore di dio per le creature 223

presupponeria mancamento di quel bene desiderato ne le creature, ma ancora in se stesso; che è absurdo.

Filone. Giá per il passato t’ho significato che il difetto de la cosa operata induce ombra di difetto ne l’artifice, ma solo ne la relazione operativa che ha con la cosa operata: in questo modo si può dire che Iddio, amando la perfezione di sue creature, ama la perfezione relativa di sua operazione, ne la quale il difetto de la cosa operata indurria ombra di difetto, e la perfezione di quella ratificaria la perfezione relativa di sua divina operazione. Onde gli antichi dicono che l’uomo giusto fa perfetto il splendore de la divinitá e l’iniquo il macula; sí che ti concederò che, amando Iddio la perfezione [di sue creature], ama la perfezione di sua divina azione: e il mancamento che gli presupponi non è ne la sua essenzia, ma ne l’ombra de la relazione del creatore a le creature, che, possendo essere maculato per difetto di sue creature desidera sua immaculata perfezione mediante la desiderata perfezione di sue creature.

Sofia. Mi piace questa sottilitá; ma tu m’hai detto, nel primo nostro parlamento, che l’amore è desiderio d’unione: questa diffinizione [non] comprenderia l’amor d’Iddio, che è del bene di sue creature ma non d’unirsi con quelle, perché nissun desidera unirsi se non con quello che lui reputa piú perfetto di lui.

Filone. Nissuno desidera unirsi se non con quello, col quale essendo unito, lui sarebbe piú perfetto che non essendo; e giá t’ho detto che la divina operazione relativa è piú perfetta quando le creature per sua perfezione sono unite col creatore, che quando non sono. Ma Dio non desidera sua unione con le creature, come fanno gli altri amanti con le persone amate, ma desidera l’unione de le creature con sua divinitá, acciò [che] pur la loro perfezione con tale unione sia sempre perfetta, e immaculata l’operazione di esso creatore relata alle sue creature.

Sofia. Satisfatta son di questo: ma quello in che mi truovo inquieta è che tu fai gran differenzia dal bello (per il quale Platone ha diffinito l’amore) al buono (per il quale il diffiní