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490 rassegna bibliografica

nel capo e gli confiscò i beni, non ha che a leggere l’inventario compilato da Filippo Domenici Mattei notaio, che il Bongi stampa per la prima volta, Da questo documento apparisce il gusto del Signore di Lucca per le biancherie finissime di Parigi, per le vesti vaiate, e per i codici ben trascritti e miniati; tra i quali si riscontra quello singolarissimo della prima parte della Cronaca del Sercambi oggi conservato nel R. Archivio Lucchese.

Il resto del patrimonio confiscato pare che andasse, come sempre accade nei governi usciti dai tumulti, miseramente disperso, senza pro del Comune e con ingiuria dei figli del Guinigi che vissero raminghi e senza avere mai nulla della eredità paterna. Forse per assicurarsi dagli eventi della fortuna, aveva Paolo deposto in più tempi nel Monte dei prestiti di Venezia la somma di 202,100 ducati d’oro, che ragguagliano a 2,376,696 di lire ora correnti; ma non gli valse, che la serenissima Repubblica, la quale nei giorni della prosperità era stata amica al Guinigi fino a scriverlo nel libro d’oro della sua nobiltà, quando lo vide caduto, né a lui, né ai suoi eredi, né al Comune di Lucca, volle più rendere un picciolo di così ingente deposito, affidato alla pubblica fede e fatto sacro dalla sventura.

Questo breve cenno confidiamo che invoglierà molti a leggere il libro del Bongi su Paolo Guinigi, il quale se non ha l’interesse drammatico di quello stampato anni sono dallo stesso autore sopra Lucrezia Buonvisi, pure è ricco di notizie e di documenti, e dettato con quella sobrietà ed eleganza che fa il pregio di queste scritture di letteratura storica che vorremmo poter registrare più di frequente in questa rassegna.

M. T.