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dal kama al volga | 431 |
i suoi ferri trovò dei perni e dei dadi, con i quali potè, dopo un
lungo e paziente lavoro, rimettere insieme e rinserrare molle ed
asse. Ma un danno più grave ci si rivelò. Le molle posteriori si
rompevano. Dei nove “fogli„ di cui ognuna era composta, alla
sinistra ve n’erano tre spezzati, alla destra cinque. Tutta la nostra
fiducia si riponeva sulla resistenza del “foglio„ grande, il più
lungo e più grosso che ha alle estremità le imperniature d’attacco,
e che è fatto del più fino acciaio che esista. Era però
una ben lieve fiducia, la nostra. Sentivamo bene che una forte
scossa avrebbe finito tutto.
Annottava, e il lavoro continuava ancora nel bosco. Era una mesta serata per noi. Ci risorgeva il dubbio che l’automobile non resistesse. Ed erano tutte rotture esteriori, che ci minacciavano, rotture di cose alle quali non si dà importanza. Quando il motore, le trasmissioni, gl’ingranaggi, il cardàno, le giunture dello chassis, tutta la parte “macchina„ è sana, è perfetta, è nuova, forte, esatta, chi pensa al resto? Quando il cuore, lo stomaco, e tutti gli organi vitali d’un uomo sono robusti e funzionano in modo perfetto, chi pensa ai piedi? Ed erano proprio i piedi della nostra automobile che s’ammalavano: grave quando s’ha da camminare.
Udimmo un tintinnare di campanelli, e pochi minuti dopo sull’alto della salita apparve un tarantas. Era una diligenza. Il postiglione profittò di non avere viaggiatori, per fermarsi. Il brav’uomo era ubbriaco ed espansivo. Aveva una faccia pelosa da orso biondo, un orso intelligente...; no, intelligente no; diciamo orso bonario. Vestiva un armiak di pelliccia, vecchio, untuoso, sdrucito; portava stivali di feltro, e sul suo berrettone di pelo luccicava la gran targa d’ottone con impressavi l’aquila imperiale. Egli si toccava quella targa, vi batteva con la mano aperta per indicarci la sua qualità, e a guisa di presentazione ci gridava:
— Postowo! Postowo! — “Postiglione!„
Scese di cassetta, e ci barcollò intorno, tutto festoso. Pareva che avesse ritrovato dei cari amici, dopo tanto tempo. Veniva vi-