Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/278

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272 nota

aliter ridentia X 88 (a vel redolentia achanto),

vel magnum XI 141 (a monstrum super omnia),

oris XIV 157 (a raptam viribus ulnis),

aliter mirum XIV 209 (a ut monstrum credas),

pinguem XV 183 (a aut letum boreas),

nutriat XV 186 (a quas educet illa)1.

Come andranno considerate queste nuove lezioni? Atteso che le piú di esse costituiscono miglioramenti innegabili del testo primitivo, sia nei rispetti della prosodia sia in quelli della proprietá lessicale sia altrimenti2, non dubito minimamente ch’esse debbano venire accolte in luogo di quello; e su tale convincimento le ho trattate come vere e proprie surrogazioni3.


III


Per tracciare compiutamente la storia del Bucc. c. bisognerebbe anche poter conoscere qualche cosa intorno alle vicende di ciascuna delle prime quindici egloghe4, da quando fu primamente composta a quando venne inserita nella serie e dentro le pagine di R. Ma, se da quest’ultimo punto in poi, come abbiamo giá visto, il ms. originale ci dá luce sufficiente per seguire le fasi e gli aspetti della diuturna elaborazione dell’opera d’arte; prima d’allora, invece, il buio piú fitto involge la storia di essa, fuori che per una delle composizioni, ossia per quella che poi fu assegnata al terzo posto. Del Faunus abbiamo infatti la fortuna di possedere anche la primitiva redazione, conservataci da un’altra



  1. Cfr. Hecker, p. 70 (la lista data da lui non è completa).
  2. Cosí ciere VIII 129 era sbagliato per la quantitá; virides IX 183 per frondes era sforzato; redolentia X 88, improprio (perché l’acanto non odora); improprio grandis IX 93, perché nel passo non si accenna a grandezza materiale ma a potenza, e via discorrendo. Quanto a ulnis XIV 157, era innegabilmente piú affettuoso di oris, ma consacrava un’inesattezza: infatti la piccola Violante morí quando il padre era lontano da lei (cfr. i vv. 51-53 ), e però il poeta non la poteva dire raptam ulnis. Ciò nondimeno lo Hecker accolse come buona (p. 89) la lezione tradizionale.
  3. La vulgata conservò cinque lezioni primitive (su undici): virides IX 183, redolentia X 88, ulnis XIV 157, lætum XV 183 e educet ivi 186; il Lidonnici tre: ulnis, letum, educet.
  4. Dell’egl. XVI la storia non può essere lunga, poiché essa fu scritta solo quando venne maturato il pensiero di raccogliere insieme le quindici precedentemente composte e d’intitolarle all’Albanzani (per la data, cfr. qui, p. 261).