Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/35

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libro primo 31

dono ed eterna fama ed esser loro rimesse le preterite offese., con ciò sia cosa che niuno viva senza peccare; e le nostre anime viveranno in eterno, e ancora le nostre ceneri saranno con divozione visitate, sí come noi visitavamo il santo tempio: al quale ancora io spero che lietamente e tosto perverremo. E perciò ciascuno si porti vigorosamente».

Giulia, la qual dolente ascoltava le parole del suo compagno, incominciò sì forte a dolersi, e a fare sì grande il pianto, che niuno, per durezza di core, vedendola, s’avrebbe potuto tenere di non fare il simigliante, e in cotal maniera parlò a Lelio: «Oimè! dolce signor mio, questo non è l’intendimento per lo quale noi abbandonammo le nostre case. Noi ci partimmo divotamente per pervenire al santo tempio del benedetto Iddio, posto in su gli stremi liti d’occidente: e tu ora pare che voglia con arme cominciare a muovere battaglie. Deh! ora pensa se a’ pellegrini sta bene cosí fatto mestiero? certo no. Deh! almeno perché ti affretti tu cosí di combattere? Che sai tu chi costoro si siano? Non credi tu che le diverse nazioni del mondo abbiano tra sé altra nimistà che quella dei romani? Io dubito forte, ed è da dubitare, che essi veggendo armati te e’ tuoi compagni, forse credono che voi siate quelli nemici che essi vanno cercando, è per questo avranno cagione di cominciar la forse non pensata battaglia, e avranno ragione. Lascia adunque governar questa volontà per mio consiglio, e pon giù le prese armi tu co’ tuoi compagni. E se tu disarmato temi le loro lance, credi tu che siano tanto crudeli, e sì vili, che andassero armati a ferire i disarmati? certo no. E tu simigliantemente per adietro co’ tuoi prieghi solevi attutare l’acerba volonta della giovinaglia romana, superba per troppo bene non conquistato da lei, e non ti fidi con le tue parole ammollare l’ira di costoro se sopra a te adirati venissero? Forse tu imagini di non essere ascoltato da loro: or credi tu che questi siano nati delle dure querce o dell’alpestre rocce, che essi non abbiano pietà, o che essi non ascoltino le tue parole? le quali sì tosto come udiranno piene di soavità, cosí daranno incontanente loco alla nostra via. Deh! non ti recare