Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/37

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libro primo 33

vente Lelio e rompendogli le parole in bocca, alle quali egli, ascoltato un pezzo, rispose cosí:

«Giulia, queste non sono le parole le quali in Roma nelle nostre case mi dicevi, quando di grazia mi chiedesti di voler venire meco nel presente viaggio. Com’è il tuo virile ardire cosí tosto fuggito? Tu dicevi che piú vigorosamente sosterresti ne’ bisogni l’arme e gli affanni che la vigorosa moglie di Mitridate; e io aveva intendimento d’aggiungerti al numero de’ miei cavalieri con l’armi indosso, se non fosse il creato frutto che tu nascondi in te. E tu ora solamente per la veduta d’uomini de’ quali noi dubitiamo, e ancora di loro condizione non siamo certi, né sappiamo se sono amici o nemici, vuogli non sapendo per che, pigliare la fuga? In questo atto non risomigli tu a Cesare, il tuo antico avolo, il quale ardire e prodezza ebbe piú che alcuno altro romano avesse mai. Ora, cara compagna, non dubitare, e renditi sicura che niuno utile consiglio per noi è che nelle nostre menti non sia molte volte stato ricercato ed esaminato, e niuno piú utile che quello ch’è preso troviamo per la nostra salute. E credi che Iddio non vuole che i suoi regni vilmente operando s’acquistino, ma virtuosamente affannando: e però taci e nelle nostre virtú come noi medesimi ti confida».

Udendo Giulia Lelio esser pur fermo nel suo proposito, piú amaramente piangendo gli si gittò al collo, dicendo: «Poi che al mio consiglio non ti vuoi attenere, né me far lieta della dimandata grazia, fammene un’altra, la quale l’ultima sia a me di tutte quelle che fatte m’hai. Fa almeno che quando le tue schiere affrontate saranno co’ non conosciuti nemici, e che quando tu vedrai quel crudele cavaliere, qual che egli si sia, che verso te dirizzeni l’acuta lancia, io misera, come tuo scudo, riceva il primo colpo, acciò che agli occhi miei non si manifesti poi alcuno che disideri d’offenderti. Questa mi fia grandissima grazia, perciò che un solo colpo terminerá infiniti dolori. O me sconsolata! se egli avvenisse che io senza te mi trovassi viva, qual dolore, quale angoscia mai fu per alcuna misera sentita sí noiosa, che alla mia si potesse