Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/127

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SOPRA DANTE 119

cosa per la quale vuole l’autore si comprenda questo bosco essere spaventevole, cioè dal color delle frondi, il quale il dimostra oscuro e tenebroso,

Non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti;

alla qual cosa appare non essere in esso alcuno cultivatore o abitatore, per lo quale essendo il bosco rimondo e governato, fossero i rami andati diritti e schietti;

Non pomi v’eran, ma stecchi con tosco,

cioè velenosi, e questo ancora dà più piena chiarezza della selvatica qualità del bosco. Le quali cose quantunque assai dimostrino della miserabile essenza d’esso, nondimeno per dimostrarlo ancora più odioso, induce due dimostrazioni; e l’una mostra da certe selve molto solinghe e piene di fiere salvatiche, conosciute dagl’Italiani, e l’altra mostra dalla qualità degli uccelli che in esso bosco nidificano, e dice,

Non han sì aspri sterpi, nè sì folti,

cioè sì spessi, Quelle fiere selvagge, le quali stanno nelle selve, poste tra’ due confini i quali appresso disegna, che ’n odio hanno

Tra Cecina e Corneto i luoghi colti,

cioè lavorati. Hanno le fiere salvatiche i luoghi lavorati ed espediti in odio, in quanto gli fuggono, perciocchè nè vi trovano pastura come nelle selve, nè gli trovano atti alle loro latebre, nè sicuri come le selve; o hannogli in odio, in quanto talvolta uscendo delle selve, e vegnendo ne’ luoghi colti, tutti gli guastano, conte massimamente fanno i cinghiari: e dice, tra Cecina e Corneto, perciocchè tra queste