Pagina:Campanella, Tommaso – Lettere, 1927 – BEIC 1776819.djvu/323

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lettere 317

quattro cose vengo accusato. Prima, che non lascio di murmurar contra il signor Cassendo; secondo, che non conosco la libertá francesa, e mi beffeggio di quanti non son della mia opinione; terzo, che non ho pensato ancora, dopo tanti studi e vecchiezza, che ci pònno esser cose divine in quei libri che piú si spreggiano, e che non tutti potemo saper tutto; quarto, che lo scriver libri grossi, e confutando l’altrui opinioni, deventano fastidiosi che nessun ha tempo di leggerli, ed odiosi per la maldicenza e per voler ad altri tôr la licenza di meglio filosofare. Laus Deo.

Quanto al primo, mi basta l’innocenza e la relazion che può aver Vostra Signoria illustrissima da quei che prattican meco continuamente, com’io non solo non dico né dissi mal del signor Cassendo, ma sempre bene, e quel che deve un omo filosofico; e quanto scrissi nella nova Etica, tutto l’osservo.

Donde provenga adesso che Vostra Signoria illustrissima ha lettere tante in contrario, non ho che dire se non che tante lettere non potrebben venir a lei cosí false ed empie, ruinose alla sacrosanta amicizia, eziandio s’io non facessi altro tutto il giorno che tener catedra contra il signor Cassendo. Ma questa è impresa o fingimento di sfacendati e poco bene animati verso me e peggio verso tutto il genere umano; o ver di persona discortese che mai non mi vede né guata, e finge di non farlo, perché mi trova disputante contra gli amici e contra filosofi tutti: e non per sua discortesia, o per parer che sa dar giudizio di me non conosciuto da lui, ma s’imagina che io, sendo d’opinione lontana dalle volgari, non fo altro che detestar gli altrui detti e scritti. Né può esser che gente chi prattica meco, possa far questa relazione a Vostra Signoria illustrissima, se non fosse diavolo nato a tentare. Di grazia, s’informi da chi sempre è meco, e vedrá l’innocenza mia, della quale io fo stima assai venendo al tribunal di Vostra Signoria illustrissima; ché se fosse altro, non farei conto alcuno, e direi solo: «Mente chi lo dice».

Quanto al secondo, dico ch’io son venuto in Francia per cercar libertá, e parteciparla dove la trovo, assai sitibondo