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NOVELLE RUMENE 55


a poco a poco le membra perdono la loro sicurezza e la simmetria dei movimenti; il canto è roco, l’articolazione ineguale... un’altra strofa!... Ma l’affanno lo soffoca. Il cantante si ferma un momento vacillando: è giallo come la cera; gli occhi biechi si spengono nel fondo delle orbite. Uno sforzo, eccitato dall’incoraggiamento unanime degli amatori!... Sospira profondamente, vuole alzare la gamba, gira su sè stesso e il piccolo corpo esaurito cade pesantemente sull’orlo del marciapiede. — Ubriaco morto!

La gente si era troppo affollata, la circolazione nella fiera, nella città, era interrotta. Il questore chiamò una guardia per levare di là il piccolo depravato e disperdere l’agglomerazione.

Il pope Nizza, coi pugni serrati salì sul marciapiede e apostrofò, coll’accento del massimo sdegno, quelli che ridevano:

«È peccato, signori miei! Pensateci! Cristiani!... Bella cosa!... Peccato grave!»

S’intende che la gente che si era divertita così bene non trovò affatto a posto l’apostrofe del moralista e gliela pagò con sarcasmi grossolani. Il pope non poteva trovar la calma: batteva nervosamente