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NOVELLE ROMENE 69


umore, la sgridarono; lei scappò nel giardino. Là cominciò a giocare, come di solito, col piccolo Priano; prese a carezzarlo e affilando i denti gli strinse fortemente il muso. O perchè quella mattina neanche lui aveva voglia di giocare; o forse perchè le carezze di lei lo stizzirono, la bestia si staccò e si allontanò sbuffando. Lei lo chiamò — esso non obbedì... Lei lo inseguì, esso non volle... Lo sgridò — Priano scappò via... e continuò sempre così... La sua ostinazione cresceva in proporzione delle insistenze di lei. Non volle a nessun modo. Stanca, col viso infiammato, tremando di rabbia, andò a prendere un pezzo di polenta e un’accetta e tornò di nuovo. Appena la vide venire, Priano si puntò sulle zampe, e levò la coda... Lei si avvicinò piano piano... con la mano sinistra stesa, tenendo la destra nascosta, dicendo al suo amico che l’aveva fatta arrabbiare, parole carezzevoli... Esso fissò su di lei i suoi grandi occhi di bestia, guardandola con sfiducia, mandando dal fondo delle narici umide un soffio dolce di latte... Stette fermo. La ragazza porse lentamente la mano... Priano stese il muso tenero, ma prima che potesse prendere il pezzo, Ileana lo colpì ferocemente nel ciuffo riccio; la lama s’infisse pro-