Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/13

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lità e il coraggio fisico, guidati dall’iniziativa personale, e ispirati da un’altissima idealità.

Si era finalmente sentita l'esistenza di una gioventù nuova e intuitiva, libera e spregiudicata, sana e geniale, di una gioventù che voleva andar oltre, che voleva straripare e anticipare.

Si era creata l'avanguardia della Nazione in guerra.

La culla degli Arditi.

Io li vidi dunque per la prima volta una notte del settembre 1917, sul San Gabriele. Fiamme al bavero, giubba aperta, maglione con teschio, tascone pieno di petardi, un pugnaletto affilato, un piccolo corpo muscoloso di belva, due occhi neri e decisi, poche parole.

A noi che giacevamo mezzo abbrutiti in fondo a una tana di fango e sassi, in una posizione dominata dove non si poteva lavorare di gravina senza attirarsi tempeste di fuoco, quello stuolo di demonii scatenati, fieri ed intrepidi, che venivano ad assaltare il truce nemico nei suoi insidiosi rifugi-labirinti, fece l’effetto di una ventata di liberazione; poi che difatti era il nostro affrancamento spirituale che noi vedevamo in costoro, era il ritrovamento di noi stessi e delle nostre virtù più profonde: era l’espressione del


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