Pagina:Carli - Noi arditi, 1919.djvu/14

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nostro stile più sincero, il realizzarsi delle nostre aspirazioni più prepotenti.

Il loro assalto fu breve, improvviso, silenzioso, velocissimo. Senza fuoco d’artiglieria, senza allarmi, dopo un rapido scambio di ordini a bassa voce, come un gruppo di congiurati densi di distruzione, ognuno mosse alla sua mèta; strisciò, balzò, colpì con una fulmineità che non fece udire neppure il gemito delle vittime. Poi, nel mattino pallidissimo, insonne, febbrile, davanti alle caverne del « Fortino » in cui era annidata una resistenza infernale, guizzarono i mostruosi lanciafiamme, perfidi serpenti incandescenti che raggiungevano il nemico nei suoi recessi e gl’impedivano di usare le sue armi.

L’azione degli Arditi aveva del miracoloso, per la precisione, il silenzio, la sicurezza con cui era condotta. Non uno restava indietro. Il comandante (sempre un bel tipo di scavezzacollo) in testa, poteva avanzare tranquillo, perchè i suoi uomini lo seguivano tutti, con una meccanica infallibile in cui a ognuno era assegnato il suo piccolo settore di lotta, il suo austriaco da colpire.

E l’azione riusciva sempre, alla perfezione.

Ma gli Arditi hanno avuto dei precursori.

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