Pagina:Così parlò Zarathustra (1915, Fratelli Bocca Editori).djvu/22

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I Discorsi di Zarathustra





Delle tre metamorfosi.


«Tre metamorfosi dello spirito io vi narro: com’esso divenne un cammello, e di cammello leone e di leone un fanciullo.

Molte cose gravi v’ha per lo spirito, per lo spirito paziente e gagliardo, cui è innato il rispetto; il suo vigore cerca ciò che è pesante, quello anzi che v’è di più pesante.

Qual cosa più pesa? chiede a sè stesso lo spirito paziente; e si inginocchia al par del cammello, e domanda un carico pesante.

Che cosa v’ha di più grave, o voi eroi? chiede ancora: ditemelo affinché io me l’addossi e possa andar superbo della mia forza.

Non è ciò forse umiliarsi, per far soffrire il proprio orgoglio? Il mettere in luce la propria stoltezza, per gabbarsi della propria sapienza?

O, meglio, non è questo abbandonare la nostra causa, quando essa è sul punto di trionfare? Salire su qualche monte alto per tentare il tentatore?

O è forse quest’altro: nutrirsi delle ghiande e dell’erba della conoscenza e per amore della verità soffrir la fame dell’anima?

O questo invece: essere ammalato e rimandare chi ti consola, e stringer amicizia coi sordi, incapaci di sentire ciò che tu dici?

O pure: tuffarci in un’acqua putrida, l’acqua della verità, senza cacciar da sé i ranocchi viscidi e i rospi schifosi?