Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/134

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126 libro primo

da tali che tacquero fino ch’ella fu viva, e le cui lodi postume non potrebbero quindi essere sospette. Sceglieremo, per giunta, espressamente i giudizi di vescovi, di religiosi e di ecclesiastici avuti dalla Spagna in assai credito.

Il buon curato di Los Palacios, Andrea Bernaldez, nella sua storia manoscritta, gridava, colla sua pia e semplice schiettezza di ammirazione: «chi potrà numerare le perfezioni di questa cristianissima e beata regina, la più degna di essere sempre lodata? lasciando stare la sua castità per eccellenza, e la sua nobile origine, ella trasse dalle tante doti onde nostro Signore l’aveva adorna, il mezzo di superare e di eclissare tutte le regine che vissero prima di lei, non solamente in Ispagna, ma nel mondo intero!» Rispetto alla fede, egli la paragona a sant’Elena, madre del gran Costantino. Ricorda il suo zelo per la Chiesa, l’epurazione che fece del clero, la sua vigilanza sui monasteri, la sua sincera pietà, la sua veracità intima, la sua politica lealtà, la sua sommissione alle volontà del suo reale sposo, la sua liberalità verso i chiostri e le chiese. Solo dopo aver parlato delle virtù della regina ragiona della bellezza della donna, delle armoniche sue proporzioni, del suo gesto sì nobile, e del suo inimitabile contegno.

Il Francescano di Valladolid, autore anonimo del Carro de las donnas, avendo veduto co’ suoi occhi la Regina, prova il medesimo imbarazzo a parlare di quest’anima immensa, che l’arcicronografo imperiale Oviedo chiama un oceano di virtù. Egli sclama: «chi potrebbe raccontare i savii regolamenti che questa regina cattolica fece per la sua casa e per la sua persona?... Egli riferisce che non solo questa cristianissima principessa educò i suoi figli ad una gran perfezione, ma che fra le dame e le donne del suo palazzo tutto era santità. Questo Francescano, dopo aver detto alcunchè della pietà filiale di Isabella, noverate le sue doti, ciascuna delle quali era una virtù, e mostrata l’impossibilità di celebrare una tale riunione di eccellenze, rende omaggio alla sua bellezza che comandava rispetto. Egli vorrebbe poter descrivere alcuno de’ suoi lineamenti, e ricordare l’armonia delle sue proporzioni, e il suo inesprimibile decoro di portamento reale, e insiem modesto.