Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/36

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30 la giovinezza

vantava gran repubblicano; e io per fargli dispetto mi vantai gran realista. Grandi argomentazioni dall’una parte e dall’altra, non poté ridurmi al silenzio. Allora in aria di sfida disse che la disputa si facesse in iscritto. Accettai. Scrissi uno zibaldone; ma i compagni ai quali era affidato il giudizio, non vollero sentenziare e lasciarono dubbia la vittoria. Un’altra sera si accese la disputa intorno all’immortalità dell’anima. Egli la negava; io l’affermava, e mi scaldava e alzava la voce, e lui così contraddetto mi scaricò un pugno sulla spalla, e io lo guardai fiso, e gli dissi con l’aria di un antico: — Batti, ma ascolta — . Si venne allo scrivere. Egli aveva maggior libertà di spirito, e gittava per terra tutte le credenze, e diceva la sua con un fare incisivo che ti chiudeva la bocca. Ora che ci penso, doveva avere un gran talento colui; ma non l’ho seguito nella vita, e non ricordo il suo cognome. Egli gittando lo sguardo nella filosofia corrente, trovava inconciliabile il sensismo coi principii religiosi, e ripeteva spesso:— Chi ha veduto l’anima nell’altro mondo? — E io pensava a don Domenico Cicirelli. In verità, quella conciliazione pareva anche a me forzata; ed era chiaro che già si avvicinava il tempo in cui il sensismo male accordato col movimento religioso del secolo dovea cedere il passo a nuova filosofia. Questo vagamente mi si girava pel capo, e vedendo citare al mio avversario David Hume, e Smith, e la scuola scozzese, e un pochino anche Kant, vedevo fra le tenebre lampi, e venivo in dubbio di me stesso. Pure, aguzzato l’ingegno dall’amor proprio, scrissi una dissertazione che parve meravigliosa per sottigliezza di argomenti, e per copia di citazioni, frutto della mia immensa lettura. Il mio stesso avversario, che aveva leggicchiato gli autori più moderni, rimase sbalordito a sentirmi citare Bayle, Leibnizio e cotali altri, di cui appena egli conosceva i nomi. Terminavo la mia lettura con l’aria gioiosa del trionfatore, visto che i miei compagni stavano li li per battere le mani; quando il mio avversario, vista la parata, prese il davanti, e mi disse: — Ma bravo! Si vede che avete molto letto; fo i miei complimenti — . Questo disse con un tal piglio freddo di maestro che mi facesse un incoraggiamento. Questo