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tratto l’estrema forza per partisene tranquilla da questo al paese dove il vento della vita tace in eterno. E così sia.



Da quel momento mi parve che un suono d’organo accompagnasse i miei pensieri: marcia funebre, certo, ma nella quale risonavano note grandiose di speranza, di fede, di ritorno a Dio.

Il sabato mattina il vento cessò, d’improvviso, come era venuto, e i fiori, i fili d’erba, le cose tutte si sollevarono dal loro martirio.

Il mare si stese latteo e buono come un bambino che si addormenta: e le vele colorate sospese sul velo dell’orizzonte erano i suoi sogni innocenti.

Mentre Marisa accudiva alle faccende e riprendeva a parlare del banchetto, io misi la mia paglia di Firenze col bel nastro infantile, e me ne andai a girovagare nei