Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/53

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Ella cessa di ridere e stringe la bocca per non rispondere, come faceva Aroldo quella sera, mentre il vecchio parlava. Ed ecco Aroldo nel sentiero che viene su dalla valle: ritorna dal lavoro, con lo zaino sulle spalle; e il ragazzo sparisce, ma prima dà un urlo che sveglia Concezione di soprassalto, fredda di angoscia. Sentì la madre che russava lievemente, dall’altra parte del letto, e le si accostò per scaldarsi, ancora con l’impressione di essere ragazzetta, di aver paura delle voci notturne, di cercare insomma, protezione. Ma non poté riaddormentarsi, e neppure ricominciare le sue preghiere: il calore del corpo della madre e lo stesso russare di lei, al quale era abituata, le diedero però una sensazione di benessere, di difesa, anzi, tanto che le parve di poter guardare dentro di sé, nei suoi ricordi, che erano appunto i suoi peggiori nemici, e di vincerli, una buona volta, e non pensarci più.

Ricominciò dai suoi ritorni dalla scuola, quando aveva undici anni, e si fermava, arrampicandosi sul muro, a guardare l’orto dei cavoli e la casa col balconcino di ferro. Una famigliuola povera ma quieta, abitava il luogo; l’ortolano, la moglie, un ragazzetto bruno coi denti lucidi sempre pieni di fili d’erba come quelli dei capretti: era il chierico che