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ragionamento quarto 57


l’uomo è la cosa piú difficile che sia a conoscere. — Ma dimmi, quando io sarò ritornato nel mio corpo, come potrei io fare a viver giustamente ed esser veramente uomo da bene? — In questo caso poche parole bastano: quel consiglio che tu dai agli altri, che vivino rettamente, mettilo a effetto da te medesimo. —

Ridolfo. Questa mi sodisfa molto.

Tribolo. Odi quest’altra. Disse egli: — Se tu vien mai signore, ricòrdati che chi vuol dominar altri e signoreggiare, che bisogna prima che sappi regger se medesimo e raffrenare tutte le volontá umane. — Io ho perdute le forme, Tempo mio mirabile; di cotesto ricordo non ho io di bisogno. — Cosí in tal ragionamento egli mi lasciò. Ritrovandomi cosí solo, io mi ricordava del sogno, sognando, ch’io aveva fatto inanzi, e come aveva fatto quell’amalato a ritornare al suo corpo; mi veniva a memoria l’erba e l’effetto di quella; e perché io non m’era scordato che chi voleva una cosa se l’immaginassi, perché sarebbe come se la fosse, io, che ne desiderava un ramo, mi messi in fantasia súbito d’averla; e cosí l’erba comparse. Quando io ebbi questa erba in mano, mi venne a memoria che uno ella l’aveva sanato e l’altro amazzato, e ritornai al mio corpo con essa; e inanzi che io ci volessi entrar dentro, lo volli toccare con essa, acciò che, se la fosse stata a luna scema oprata e l’avesse fatto morire, io non vi fossi stato dentro, onde non sarebbe, non v’essendo io, potuto morire: ma l’erba fu in istagione, tal che la lo sanò d’alcune infirmitá secrete e intrinsiche. Cosí, ponendognene in mano, gli rientrai in corpo. Al corpo!... che io non voglio giurare; credetemelo: ecco qui l’erba, ecco che io l’ho pure in mano; l’è pur dessa: questo è pure stato un sogno mai piú da alcuno sognato: se l’avrá la virtú del sanare a luna crescente, e’ si vedrá alla giornata, e se ramazzerá similmente a luna scema.

Ridolfo. Fatti pure in lá; non mi toccar con essa: se non è vero, egli è stato un bel trovato.

Moschino. Io voglio che noi leviamo un proverbio, come un muore, che dica: «Egli ha tòcco l’erba del Tribolo a luna scema».