Pagina:Ferrero - La palingenesi di Roma, 1924.djvu/30

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la creazione 19


l'orlo della parodia; ma Livio, che è un grande artista, non cade, e procedendo sereno, misurato, lontano dall’amarezza di Sallustio, il quale ricorda gli antichi con irritante pomposità e li adopra, perchè sono ormai intangibili e lontano, a maltrattare inutilmente i moderni, ha invece l’aria di dire che non importa accertare le virtù degli avi, ma che bisogna stimarli in ogni modo così, perchè ogni nazione ha diritto di avere dei padri semi-divini. « Si concede all’antichità il permesso di mescolare le cose umane con le divine, per rendere più venerabili i principi delle città. E se è lecito ad un popolo consacrar le sue origini attribuendole agli dei, la Gloria del popolo Romano nella guerra è così grande, che se egli dice essere Marte il genitore suo e del suo fondatore, le genti umane devono sopportare pazientemente anche questo, come sopportarono d’essere signoreggiate da Roma » 1.

Ma questa età dell’oro non dura; non può durare a lungo. La storia di Livio è stata scritta per dimostrare la tesi, che Roma s’è corrotta ingrandendo. Al prologo degli eroi tien dietro l’età in cui gli uomini, ridotti alle giuste proporzioni, peggiorano a mano a mano che la storia progredisce. Dovremmo quindi entrare nella realtà; ma ci entriamo solo sino ad un certo punto, perchè anche là dove la storia di Livio non è più favolosa, i suoi personaggi fanno talvolta pensare a quei Romani che David dipinse nel « Ratto delle Sabine ».

  1. Livio, Proemio.