Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/154

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CAPITOLO XI

Dove si tratta della pena di Sisifo.

     Noi pervenimmo in una gran foresta,
ove gente trovai, ch’ognuno un sasso
avea per soma su nella sua testa.
     Per una piaggia insú moveano il passo,
5e, giunti al monte, poi scendeano al piano,
e poi risalian su laggiú da basso.
     Venir ver’ noi non molto da lontano
un’alma carca vidi d’un gigante
maggior sei volte e piú d’un corpo umano.
     10Io dissi a lei, quand’io gli fui davante:
— Dimmi chi se’, che porti sí gran soma,
ch’appena portería un elefante.
     — Sisifo son, che ’l gran poeta noma,
— disse. E poi giunse:— A voi mortali è posta
15soma maggior ch’a me, e piú vi doma.
     E perché meglio intendi mia risposta
e che tu sappi ben ch’io non agogno,
a quel, che ora dirò, l’orecchio accosta.
     Il timor della morte e del bisogno,
20amor e speme a voi pon maggior pesi,
che non fa l’enco, quando appare in sogno.—
     E, perché questo dir non ben compresi,
dissi a Minerva:— O dea, questo sermone
ben non intendo, se non l’appalesi.—
     25Ed ella a me:— Quel Signor, che dispone
e regge il tutto, a chiunque al mondo nasce
della sua soma sua gravezza pone.