Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/51

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CAPITOLO IX

Come la ninfa Lippea si duole che le convien partire.

     Letto ch’io ebbi ciò che nel sasso era,
io mi partii e dentro uno spineto
mi posi a stare ascoso insino a sera,
     acciò che il nostro amor fosse segreto.
5Presso all’occaso ed io scendea la costa
e per veder Lippea andava lieto.
     Ed una driada disse:— Fa’, fa’ sosta—
forte gridando, ond’io maravigliai
e ’nsin che giunse a me, non fei risposta.
     10Quando fu a me, ed io la domandai.
— Non sai— rispose— ciò ch’è intervenuto,
e Lippea quanti per te sostien guai?
     L’amor tra te e lei stato è saputo,
e conven che si parta: oh sé infelice,
15ché contra questo nullo trova aiuto!
     Io son sua driada e giá fui sua nutrice:
l’amor, che porta a te, m’ha rivelato,
ed ogni suo segreto ella mi dice.
     Se saper vuoi il fatto come è stato,
20la Invidia, che sempre il mal rapporta,
che mille ha orecchie ed occhi in ogni lato,
     disse a Iunone:— Or non ti se’ tu accorta
che Lippea ama il vago giovinetto,
che venne qui e tanto amor gli porta?—
     25Poscia sparío, quando questo ebbe detto
la rea, che ha mille occhi e tutto vede
e mille orecchie e tosco ha dentro al petto.