Pagina:Giuseppe Aliani, Educazione della donne 1922.djvu/139

Da Wikisource.

— 133 —

uomini più volgari e abietti, da lei ben visti e protetti per basse passioni; ma così fu pure distrutta la grande organizzazione politica del più potente impero antico e con esso ebbe fine il femminismo romano.

Per me, se un’emancipazione della donna esiste, non significa altro che emancipazione dall’ignoranza, dal pregiudizio, dalla superstizione, dal male e dalla miseria. Ma v’è pure una insana propaganda che tende a spingere la donna a far la concorrenza all’uomo in tutto, negli ufficî pubblici, come nelle professioni. E che avverrà da questa concorrenza? Prima di tutto un maggior disagio economico sociale per effetto della diminuzione dei guadagni, derivante dell’accresciuta concorrenza; poi un dualismo disastroso, perchè i due sessi, contrapposti l’uno all’altro, si odieranno e si faranno guerra, con grave danno degli ordinamenti sociali, che andranno a rovina; infine la dissoluzione della famiglia.

Distolta ed allontanata la donna dall’ambiente domestico, dalla casa, dal suo regno modesto, ma importante, i matrimonî diventeranno molto più rari. «E perchè un uomo dovrebbe affrettarsi a legare la propria libertà per conquistare la donna amata?» — si domandava melanconicamente la signora Miranda, che s’occupava spesso, con articoli assennati, dell’educazione femminile. E proseguiva: «Egli si dà bel tempo; ora le donne non si conquistano più; sono per lui buone camerate; cominciano sui banchi della scuola e continuano a vivere insieme con la massima libertà... Una volta, per ottenere uno sguardo, un sorriso, un fiore dalla donna amata, bisognava sfidare le onde del mare, dare la scalata ai muri d’un