Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/149

Da Wikisource.

IL CAVALIERE DI BUON GUSTO 137

Ottavio. La contessa Beatrice non vi lascierà partire.

Beatrice. Per me, se vuol andare, si serva.

Ottavio. Via, via, libertà di parentela. Eh signora, quando vi fate sposa? (a Clarice)

Clarice. Ah! non so che rispondere.

Ottavio. Poverina! Mi dispiace vedervi perder il vostro tempo.

Beatrice. Se vi dispiace, consolatela.

Ottavio. Sentite che cosa dice la contessa Beatrice? Sarei buono io per consolarvi?

Clarice. Signor Conte, a rivederla. (s’incammina)

Ottavio. Per amor del cielo, non partite sì presto.

Beatrice. Siete molto riscaldato, signor Conte.

Ottavio. Sì, sono sulle furie. (a Beatrice, scherzando)

Beatrice. Vi piace la signora Clarice?

Ottavio. Capperi! a chi non piacerebbe? Guardate che occhietti furbi!

Clarice. (Se dicesse davvero, felice me!) (da sè)

Beatrice. Questo è un matrimonio che si potrebbe fare.

Ottavio. (Zitto, non dite questa bestialità). (a Beatrice) Ah Baronessa! Mi volete bene?

Clarice. Signore, a una figlia nubile non conviene rispondere.

Ottavio. Sentite: se non mi rispondete colla bocca, capisco da’ vostri occhi che cosa mi volete dire.

Clarice. Siete troppo furbo.

Ottavio. Da voi a me, non so chi ne sappia più.

Clarice. Eh, signor Conte...

Ottavio. Via, terminate.

Clarice. Cugina, a rivederci. (vuol partire)

Ottavio. Sentite, sentite.

Clarice. Non voglio sentir altro.

Ottavio. Una parola, una parola.

Clarice. E così? (toma indietro)

Ottavio. Cari quegli occhi!

Clarice. Il diavolo, che vi porti. (Mi sento che non posso più). (da sè, parte)