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I Vicerè 95

non per amore che le portasse, la principessa suocera pigliò più d’una volta le sue difese; allora ella sofferse maggiormente, perchè Giacomo, arrendendosi in apparenza, le faceva poi scontare più duramente quella protezione.

Se il matrimonio del principe andò tanto male, quello di Raimondo andò molto peggio. Giacomo non voleva la Grazzeri, amando la cugina; Raimondo invece non voleva nessuna, era deciso di non ammogliarsi. Le moine e le preferenze usategli dalla madre avevano destato in lui appetiti insaziabili di piaceri e di libertà; ma la protezione della principessa pesava quasi quanto la sua avversione, tanto ella era dispotica in tutto. Il suo protetto doveva fare quel che voleva lei, pagarle con una obbedienza più rassegnata i privilegi che ella gli accordava; nè questi privilegi, straordinarii a paragone della soggezione in cui erano tenuti gli altri figli, bastavano a Raimondo: svegliavano invece le sue voglie senza arrivare a soddisfarle. A lui solo, per esempio, toccavano quattrini da buttar via a suo capriccio; ma la principessa donava per lambicco; e il giovane che spendeva continuamente per gli abiti, per le donne, e avea fra l’altre la passione del giuoco, sciupava in una notte quel che la madre gli dava in un anno. Solo a lui, anche, era stato consentito di arrivare sino a Firenze, ma quella rapida corsa, mettendo in corpo al giovanotto la manìa dei viaggi, dei lunghi soggiorni nei paesi più belli e più ricchi, non potè esser seguìta da altre. Quindi, benchè trattati in modo tanto diverso, entrambi i fratelli aspettavano con eguale impazienza la morte della madre: Giacomo per esercitare la propria autorità di capo della casa, per vendicarsi dei maltrattamenti sofferti, per afferrare la roba; Raimondo per saldare i debiti nascostamente contratti, per buttar via i quattrini nella soddisfazione dei proprii capricci, per appagare il più grande desiderio che lo struggeva: andar via dalla Sicilia, veder Milano e Torino, vivere a Firenze o a Parigi.

Al primo annunzio del matrimonio egli si ribellò